Nel 1952 il chirurgo e ricercatore svedese prof. P. I. Branemark. M.D., Ph.D., ha scoperto il fenomeno dell’osteointegrazione, ovverosia la connessione diretta tra osso vitale e la superficie in titanio di un impianto. Utilizzando un intervento in due fasi chirurgiche ed una tecnica atraumatica, Branemark ha dimostrato che questa connessione tra l’osso ed il titanio é in grado di conferire un ancoraggio stabile e duraturo, che può essere utilizzato e supportare protesi dentali, facciali ed ortopediche. Prima dell’avvento di questa tecnica, gli impianti dentali erano caratterizzati da risultati incostanti e frequentemente dovevano essere rimossi entro cinque anni. Dal 1965 migliaia di pazienti sono stati trattati con successo, prima in Svezia e successivamente nel resto del mondo. Questo metodo é stato introdotto per la prima volta negli Stati Uniti nel 1982 ed in Italia nel 1984, ed é attualmente utilizzato con entusiasmo in numerose Università e centri privati.
QUAL E’ LA PERCENTUALE DI SUCCESSO DEGLI IMPIANTI OSTEOINTEGRATI ?
L’osteointegrazione degli impianti avviene nella maggior parte dei casi. Studi internazionali, basati sulla valutazione scientifica e rigorosa di oltre 12.000.000 di impianti tipo Branemark posizionati in 350.000 pazienti e seguiti per un periodo di oltre 25 anni, hanno fornito percentuali medie di successo per ogni singolo impianto del 95%. Le alte percentuali di successo a lungo termine sono subordinate al rispetto di un adeguato programma di controlli periodici (annuali) associati a sedute (semestrali) di igiene orale ed ablazione del tartaro.
Le ricerche internazionali hanno dimostrato che i forti fumatori (oltre 20 sigarette al giorno) presentano percentuali di successo inferiori (80-85%).
QUALI SONO LE ALTERNATIVE TERAPEUTICHE PER RIPRISTINARE I DENTI MANCANTI O PER STABILIZZARE LE PROTESI TOTALI (DENTIERE)?
Le soluzioni alternative agli impianti osteointegrati comprendono:
- Nessun trattamento: La perdita di anche un solo elemento dentario, oltre a danni immediati di carattere estetico e funzionale, comporta uno squilibrio a livello dell’apparato masticatorio con conseguente spostamento e malfunzione degli elementi dentari residui.
- Dentiere convenzionali: In molti casi, in modo particolare nel mascellare inferiore, la stabilità delle dentiere é insufficiente a causa dell’atrofia della cresta alveolare edentula. Le dentiere, inoltre, trasmettendo il carico masticatorio direttamente sulle creste edentule provocano un lento e progressivo riassorbimento delle ossa mascellari. Tale riassorbimento può, a lungo termine, rendere più difficoltoso il trattamento mediante impianti osteointegrati.
- Protesi parziali rimovibili ancorate ai denti residui (scheletrati): Gli scheletrati, inevitabilmente, trasmettono un ulteriore carico ai denti naturali residui ai quali si ancorano. Inoltre, come le dentiere, trasmettono direttamente il carico masticatorio alle selle edentule accelerandone l’atrofia.
- I ponti fissi ancorati a denti naturali sono indicati solo quando il numero e le condizioni di salute parodontale e radicolare dei denti residui sono sufficienti a garantire la durata nel tempo della riabilitazione protesica. I ponti fissi comportano comunque la preparazione con frese dei denti naturali pilastro, con conseguente perdita di sostanza dentale.
In casi di perdita di un singolo elemento con denti adiacenti sani, il trattamento con un impianto permette di evitare la fresatura dei due elementi dentari sani adiacenti e quindi il tradizionale ponte a tre elementi.
Il trattamento é suddiviso in due fasi: la fase chirurgica e la fase protesica.
L’inserimento degli impianti, prima fase chirurgica, consiste nel posizionamento di un adeguato numero di impianti in titanio nelle zone edentule delle ossa mascellari. Dopo l’inserimento, i tessuti gengivali vengono suturati nella loro posizione originale in modo tale che gli impianti rimangano totalmente sommersi. La prima fase chirurgica generalmente viene eseguita ambulatorialmente in anestesia locale con preventiva premedicazione. Un periodo di guarigione di circa 3 mesi nella mandibola e di 4 mesi nel mascellare superiore è necessario per ottenere l’osteointegrazione dell’impianto. Dopo il periodo di guarigione, viene eseguita la II fase chirurgica. Questo intervento è rapido e meno traumatico del primo; gli impianti vengono “scoperti” econnessi ad inserti in titanio (viti di guarigione) e i tessuti gengivali vengono suturati attorno agli stessi. La ricostruzione protesica può incominciare dopo circa venti giorni.
Nella fase protesica vengono avvitati sugli impianti i monconi definitivi e successivamente posizionate e cementate, con semplici passaggi, le corone in ceramica.
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